GLI ALBORI DEL NOSTRO PIANETA © Bonestell Space Art
Bonestell non si limitò alle raffigurazioni di altri pianeti. "Tra le sue preferite c'erano le scene della «terra primordiale»" scrive Hardy in Visions of Space. "Poco dopo l'apparizione degli articoli di Collier's gli fu chiesto da Life di illustrare il primo e l'ultimo articolo di una nuova serie, intitolata Il mondo in cui viviamo (apparsa in Italia su Epoca nel 1955, n.d.a.). Bonestell e il redattore scientifico Warren Young produssero una serie di immagini che andavano dalla nebulosa primordiale fino alla fine del mondo. Fu a questo punto che Bonestell ebbe dei problemi con Life. Gli spedì un dipinto che mostrava la Terra infuocata dopo che il Sole era diventato una nova. Fiumi di lava scorrevano in una valle, e su un monte mostrò un osservatorio fuso coi cadaveri degli astronomi aggrappati alle rocce in primo piano. Il dipinto fu restituito con l'ordine di togliere l'osservatorio e gli scheletri. Bonestell aveva anche un'inclinazione a far distruggere la Terra da meteoriti giganteschi o simili". Non solo, ma mandò al Papa un progetto per la ricostruzione della Basilica di San Pietro!
COPERTINE VARIE © Bonestell Space Art
Naturalmente, in un'epoca in cui non esistevano le sonde spaziali, nemmeno Bonestell fu esente da certi errori, come quello di dipingere montagne lunari ripide e scoscese (si pensava che fosse ovvio, dato che sulla Luna non c'è erosione). "Avrei dovuto capire che la superficie lunare, non possedendo un'atmosfera che la protegge, si presenta frantumata e letteralmente ridotta in polvere, dopo oltre quattro miliardi di anni di bombardamento meteoritico. Io invece cercai di darle un aspetto un po' troppo drammatico, con crepacci e spaccature che oggi sembrano assurde e ridicole: la Luna non è affatto così!" Vedere qui in basso:
MONTAGNE DELLA LUNA © Bonestell Space Art
"Chiesi a tutti gli astronomi al riguardo" narrò Bonestell. "Alcuni pensavano di trovare sulla Luna del granito, così mostrai del granito. Altri credevano che ci sarebbe stata lava, così mostrai della lava. Ma nessuno mi disse che sarebbe stata pianeggiante. Credevo che fosse frastagliata perché continuava a frantumarsi, ma non mi resi conto che se si prosegue a sbriciolare qualcosa abbastanza a lungo si finisce per appiattirlo e renderlo liscio".
ALTRI PAESAGGI LUNARI © Bonestell Space Art
Ma, per il resto, il segreto dell'arte di Bonestell stava nella precisione della prospettiva e delle dimensioni. Per dipingere un'astronave sullo sfondo di un pianeta, ad esempio, talvolta giungeva perfino a costruire un modello del pianeta o del veicolo spaziale (o entrambi) e fotografarlo dopo avergli dato l'angolazione voluta. Don Davis narra che scoprì l'esistenza di Bonestell non tanto tramite i libri, quanto le copertine del Magazine of Fantasy and Science Fiction, la rivista di sf che lo ospitò più regolarmente. Scoprì anche che viveva a poca distanza da lui, e così ricorda le lezioni dategli dal Maestro: "L'importanza della prospettiva era la prima cosa che Chesley enfatizzava. Era come capire le regole della punteggiatura prima d'imparare a scrivere. Chesley mi preparò anche una serie di disegni per riassumere quel che pensava dovessi sapere, e li serbo ancora come un tesoro".
"Il nero è la cosa più difficile" disse Bonestell. "E' così arduo ottenere il nero puro e assoluto al confronto col tenue colore di un'atmosfera o di una stella. Quasi impossibile, penso, a meno di non fare un bel po' di pratica. Ho visto ben pochi altri pittori che ci riuscivano".
UNO DEGLI ULTIMI E PIU'ACCURATI DIPINTI DI BONESTELL: GIOVE VISTO DA EUROPA © Bonestell Space Art