Le visioni contenute nelle mostre non erano soltanto fantascienza. Anzi, il secondo Futurama e il progetto di EPCOT furono il simbolo di un'epoca in cui i progetti straordinari abbondarono. Intervistato nel 1968 nel libro di Luigi Romersa America 2000, il "futurologo" Olaf Helmer della Rand Corporation, uno degli istituti scientifici più accreditati, predisse: "Nel 1975 non ci sarà più problema di lingue in quanto potremo disporre di traduttori automatici che verranno applicati ai satelliti per le trasmissioni intercontinentali. Nel 1990, riusciremo a creare in laboratorio forme primitive di vita artificiale. Nello stesso anno potremo sicuramente dominare i fenomeni meteorologici e, a seconda delle necessità, sarà possibile provocare la pioggia o il bel tempo. Nel 2006, con l'apporto di sostanze biochimiche, riusciremo a stimolare la crescita di tronconi di arti. Nel 2012, con droghe speciali, potremo agire il maniera permanente sull'intelligenza umana e modificarla a nostro piacimento. Nel 2021 controlleremo chimicamente il processo di invecchiamento dell'uomo e lo attenueremo riuscendo a prolungare la vita di almeno 50 anni. Nel 2023 ci metteremo in contatto con esseri extraterrestri di cui avremo constatato l'esistenza e i sistemi di vita con grandi operazioni di colonizzazione planetaria..." E così via.
ILLUSTRAZIONI DI ARTHUR RADEBAUGH
Il progresso sarebbe stato sostenuto da risorse inesauribili. Il chimico Harrison Brown previde nel 1954 che "Le materie prime essenziali per l'industria dell'avvenire saranno l'acqua del mare, l'aria, le rocce comuni, i depositi sedimentari di rocce calcaree e fosfatiche, e la luce solare. Tutti gli ingredienti richiesti da una società altamente industrializzata sono presenti nella combinazione di queste sostanze. Dal mare si ricaveranno l'acqua per l'agricoltura e per l'industria, l'idrogeno per la riduzione del minerale di ferro, il cloro, la soda caustica, il magnesio, il sale, il bromo, lo iodio e il potassio, oltre ad altri elementi in piccole quantità supplementari. Dall'aria si estrarranno l'acido nitrico e l'ammoniaca, che verranno utilizzati per la produzione di alimenti e nei procedimenti industriali. L'ossigeno ed altri gas necessari all'industria proverranno anch'essi dall'aria. Dalla roccia comune si ricaveranno la maggior parte dei metalli essenziali e le materie fissili. Cento tonnellate di ordinario granito contengono 8 tonnellate di alluminio, 5 di ferro, 600 kg di titanio, 90 kg di manganese, 35 di cromo, 20 di nichel, 15 di vanadio, 10 di rame, 5 di tungsteno e 2 di piombo, Dalla roccia calcarea si estrarrà il carbonio, importante punto di partenza per l'industria della chimica organica e per la fabbricazione di carburanti liquidi. Le rocce fosfatiche daranno i concimi. Dalla luce solare si ricaverà l'elettricità ed una gran varietà di sostanze organiche che serviranno come alimenti e come elementi di base per numerose fabbriche chimiche". Secondo il Nobel francese Charles-Noël Martin, le sostanze prodotte sarebbero state lavorate con le radiazioni atomiche: "Facendo attraversare dai neutroni delle pile atomiche tutte le sostanze che gli passano per la testa, i fisici passano da una sorpresa all'altra. Secondo la dose di neutroni, ottengono delle complete metamorfosi. Il nylon da trasparente diviene opaco, da opaco diviene trasparente, cambia colore, perfino dal bianco al nero. Le fibre più fragili diventano resistenti come l'acciaio, il caucciù diventa fragile come il vetro, oppure s'allunga due volte di più senza spezzarsi. Il rame da opaco diventa cristallino e risuona come un cristallo di Boemia. Un mondo nuovo s'apre davanti a noi, ed è impossibile prevedere tutte le conseguenze dell'introduzione di questi nuovi materiali dalle bizzarre proprietà". Nel 1934 Waldemar Kaempfert, redattore scientifico del New York Times, dichiarò che con queste trasmutazioni sarebbe stato letteralmente possibile trasformare il piombo in oro: "Quando la trasmutazione comincerà a essere un processo di ordinaria amministrazione, l'oro diventerà un rifiuto industriale, buono giusto per la copertura delle abitazioni".
ILLUSTRAZIONI DI ARTHUR RADEBAUGH
Era convinzione che ogni altra fonte di energia sarebbe stata rimpiazzata proprio dall'ormai mitico "nucleare". Disse Kaempfert: "Un solo edificio, delle dimensioni di un ufficio di posta di una piccola città, sarà sufficiente a contenere tutti i macchinari necessari per produrre l'energia nucleare di cui gli Stati Uniti avranno bisogno". Già nel 1946 il Saturday Evening Post aveva affermato che "Non dovremo più dipendere dalla terra per il nostro pane quotidiano. Con l'energia atomica l'uomo sarà capace di produrre abbastanza cibo per l'intera popolazione mondiale, ricavandolo da materie prime come l'azoto dell'atmosfera, l'acqua dei fiumi e alcuni dei più comuni elementi del suolo e del mare". Nello stesso anno l'American Journal of Sociology scrisse che la fissione atomica avrebbe addirittura eliminato il lavoro manuale, e che avrebbe permesso di realizzare "il più grande futuro mai immaginato dall'umanità, con straordinarie prospettive per la vita, la libertà, e la ricerca della felicità". Nel 1954 l'American Magazine asserì che l'atomo avrebbe debellato l'inquinamento: "Se vivete in una comunità annerita dalla fuliggine e afflitta dallo smog di fabbriche e centrali elettriche, un giorno la vedrete tramutata in un luogo pulito e salubre. L'energia atomica non ha bisogno di ciminiere". L'eminente fisico Glenn Seaborg, presidente per molti anni dell'Atomic Energy Commission degli USA e scopritore del plutonio, affermò: "Nel 2000 ci aspettiamo che questo elemento diventi la maggior fonte energetica della nostra società. Il nostro fabbisogno sarà sei volte maggiore di quello attuale, ma il plutonio da solo coprirà il 50% delle necessità energetiche". L'energia delle centrali nucleari al plutonio sarebbe stata poi trasmessa da un continente all'altro via satellite e captata da grandi antenne. "Basterà una pillola per rendere l'uomo immune alle radiazioni" disse Olaf Helmer. Nucleare o meno, lo scienziato G. Harry Stine giunse a sostenere nel 1961 che in qualche modo, estrapolando le tendenze correnti, nel 1981 un solo uomo avrebbe avuto a disposizione una quantità d'energia pari a quella generata dall'intero Sole.
CENTRALE NUCLEARE IMMAGINATA NEL 1939 DA AMAZING STORIES
Grazie all'atomo, "Non è eccessivo aspettarsi che i nostri figli godranno nelle loro case di energia elettrica troppo poco costosa per valere la pena di misurarla" disse nel 1954 Lewis Strauss, portavoce della stessa AEC. Nel 1956 David Sarnoff, fondatore della RCA (quella delle radio e TV) scrisse: "Batterie atomiche saranno di uso comune ben prima del 1980. Si può dare per garantito che entro questa data navi, aerei, locomotive e perfino automobili useranno combustibile atomico". Il nucleare avrebbe dovuto anche fornire l'energia necessaria per dissalare l'acqua marina e irrigare i deserti, come raccontato dal commentatore del Futurama, sconfiggendo la "fame nel mondo". La società Bechtel aveva progettato nel 1965 un dissalatore nucleare da installare a sud di Los Angeles e capace di fornire 570 milioni di litri d'acqua potabile al giorno. Ancora nel 1967 Arthur C. Clarke disse a un pubblico statunitense: "Immaginate un pezzo di denso metallo, delle dimensioni di una penna. Questo metallo produce cinquemila cavalli vapore di puro calore in un flusso costante, giorno dopo giorno, quanto una grande caldaia domestica. Magia? No, questa sostanza è reale! E' il radioisotopo Californio 254. Sfortunatamente, nessuno ne ha ancora prodotto abbastanza da essere visibile a occhio nudo. Una libbra costerebbe probabilmente la maggior parte del Prodotto Nazionale Lordo, ma l'importante è mostrare che tali sorgenti d'energia compatte esistono davvero. Un giorno potremo possedere simili fonti di energia per le nostre case e i nostri veicoli. Quando qualcosa è assolutamente necessario la scienza lo produce, presto o tardi". In effetti, uno degli oggetti "nucleari" che vennero realmente prodotti fu proprio... una banale penna stilografica, ideata dalla ditta americana Parker. Mostrata al pubblico nel 1968, conteneva una piccola quantità di sostanza radioattiva che riscaldava l'inchiostro. Variando la temperatura dell'inchiostro cambiava anche il tratto, da sottile a largo. Un altro modello, sempre "nucleare" avrebbe permesso di mischiare inchiostri di diversi colori per ottenerne sempre di nuovi.
VARI CONCETTI DI AEREI NUCLEARI MILITARI E CIVILI, AMERICANI E RUSSI, ANNI '50
Il nucleare sarebbe dovuto entrare anche nei trasporti aerei: infatti, negli anni '50 sembrò possibile costruire un jet che usasse l'energia dell'atomo per azionare i suoi reattori. Nel 1957 la rivista Flying annunciò che "con meno di una libbra di uranio arricchito, un aeroplano sarà in grado di volare per 100.000 miglia". C'era incertezza su quale di due diversi motori usare: uno, proposto dalla General Electric, era molto più semplice, ma aveva all'inizio una scarsa potenza e scaricava radioattività direttamente nell'atmosfera. Un prototipo chiamato X39 venne collaudato nel 1956 dall'Atomic Energy Commission. Un altro, proposto dalla Pratt & Whitney, non scaricava radiazioni nell'atmosfera, e in teoria avrebbe potuto far raggiungere una velocità supersonica, ma era molto più complesso, e non furono mai costruiti prototipi. Si pensava di installarlo su un bombardiere progettato dalla Lockheed, e denominato Weapons System 125A. Ma le ricerche in merito furono cancellate nel 1961.
INTERO AEROPORTO VOLANTE (SINISTRA) E GLI UNICI DUE AEREI ATOMICI CHE ABBIANO MAI VOLATO DAVVERO, UN CONVAIR (A DESTRA, IN ALTO) E UN TUPOLEV (A DESTRA, IN BASSO)
Un'altra idea era quella di costruire aerei che ricevessero da terra l'energia necessaria per la propulsione sotto forma di radioonde. "L'aereo che non avrà bisogno di una sola goccia di combustibile, e che avrà perciò potuto caricare il doppio di merci e di passeggeri, si alzerà dall'aeroporto lungo un raggio energetico" anticipò nel 1959 l'accademico russo Vladimir Kotelnikow. "Poi altri raggi energetici di stazioni poste lungo la rotta lo sospingeranno. Sarà una specie di filobus aereo, ma senza fili". In ogni caso, predisse Clarence L. Johnson, vicepresidente della Lockheed, "nel 2000 i nostri trasporti voleranno direttamente da un centro cittadino all'altro. Costruiremo piste sopraelevate, e sotto ci saranno parcheggi ed edifici". Nel libro del 1972 Ai limiti del conosciuto lo scienziato francese Jacques Bergier andò ancor più oltre, suggerendo di costruire interi aeroporti volanti, "sostenuti nel cielo da elicotteri alimentati da energia solare. Altri elicotteri di tipo normale farebbero la spola tra il suolo e le piattaforme a 1000 metri d'altezza portando passeggeri e bagagli. Si risolverebbe così il problema della dimensione degli aeroporti e del loro collegamento. Tra gli altri vantaggi, il rumore degli aerei darebbe molto meno fastidio se si producesse a 1000 metri da terra".
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