di Fabio Feminò
Per strano che possa sembrare, il concetto che il futuro sarebbe stato diverso dal presente risale solo al secolo Diciannovesimo e fu originato dai cambiamenti tecnologici. Nel classico Lo shock del futuro, Alvin Toffler affermava che negli ultimi 50.000 anni si sono succedute circa 800 generazioni, 650 delle quali passate nelle caverne. "Solo durante le ultime 70 è stato possibile comunicare efficacemente da una generazione all'altra, scrivendo. Solo durante le ultime 6 le masse sono state in grado di leggere libri stampati. Solo durante le ultimo 4 è stato possibile misurare il tempo con precisione. Solo nelle ultime 2 sono stati usati motori elettrici. E la schiacciante maggioranza di tutti i beni di consumo che usiamo oggi è stata sviluppata dalla generazione di oggi, l'ottocentesima".
L'ingegnere svizzero Gustav Eichelberg ha immaginato di trasformare 600.000 anni di esistenza del genere umano in una corsa di 60 chilometri. L'agricoltura si svilupperebbe solo nell'ultimo chilometro, a duecento metri dalla fine i corridori troverebbero le prime fortificazioni romane, e solo negli ultimi cinque metri vedrebbero aerei, automobili, illuminazione elettrica. Così, è possibile rendersi conto che fra una o due altre generazioni il mondo potrebbe essere tanto diverso da quello che conosciamo da permettere praticamente qualsiasi cosa. Anzi, negli anni passati dall'uscita di Lo shock del futuro la civiltà è già stata stravolta dall'avvento del computer domestico e di Internet.
ll primo romanzo ambientato nel futuro, The Reign of King George VI, 1900-1925, fu pubblicato in Inghilterra nel 1763, ma la civiltà del ventesimo secolo era raffigurata in modo esattamente identico a quella del diciottesimo. A far capire alla gente che si stavano preparando avvenimenti nuovi furono le invenzioni del cinematografo. della dinamite, del telefono, della lampadina, del motore a scoppio. Il primo numero della rivista McClure, uscito nel 1893, conteneva due interviste con Thomas Edison e Alexander Graham Bell, intitolate Sull'orlo del futuro. ll primo vero libro di "futurologia" apparve solo nel 1901, ancora in Inghilterra, e fu firmato da Herbert George Wells, il noto autore di La guerra dei mondi e La macchina del tempo: si intitolava Anticipazioni dell'impatto del progresso scientifico e tecnologico sulla vita e sul pensiero umani. La sua previsione più azzeccata fu quella che l'automobile avrebbe reso necessaria la costruzione di enormi autostrade e ridotto i tempi dei trasporti: "Il cittadino di Londra dell'anno 2000 avrà a disposizione tutta l'Inghilterra a sud di Nottingham e a est di Exeter come sobborgo, e tutta l'area tra Washington e Albany sarà percorsa da cittadini di New York e Filadelfia prima di questa data". Nel 2000 Londra avrebbe avuto venti milioni di abitanti e New York quaranta. La società sarebbe stata divisa in quattro classi: ricchi, studiosi, operai e disoccupati, questi ultimi in rapida crescita a causa dell automazione. La previsione peggiore fu quella che nessun sottomarino sarebbe mai stato costruito e che sarebbero occorsi decenni per la costruzione di un aeroplano.
Quando si accorsero dell'esistenza del futuro, dapprincipio gli uomini gli diedero il benvenuto. Nel 1889 Mark Twain scrisse a un amico settuagenario: "Avete vissuto proprio i settant'anni che sono stati i più grandi nella storia del mondo e i più ricchi per il benessere e il progresso dei popoli. Questi settant'anni hanno fatto di più per aumentare la distanza fra l'uomo e gli animali dei cinque secoli che li hanno preceduti. A quali grandi nascite avete assistito! La nave a vapore, la ferrovia, il telegrafo, il fonografo, la fotoincisione, la luce elettrica, la macchina per cucire... Avete visto molto, ma aspettate ancora, perché le cose più grandiose debbono ancora venire..."
Nel 1905 Herbert George Wells, che nel romanzo La macchina del tempo aveva immaginato la futura degenerazione dell'umanità, fu ricevuto dal presidente USA Theodore Roosevelt. "Supponiamo, dopotutto" disse Roosevelt lentamente, "che questo debba dimostrarsi vero, e che tutto abbia termine con i suoi Eloi e Morlock. Per ora non ha importanza. I nostri sforzi contano ugualmente. Vale la pena di continuare su questa strada. Assolutamente. Ne vale la pena... anche in questo caso".
La prima collana specializzata in libri sul futuro apparve nel 1923, contemporaneamente negli Stati Uniti e in Inghilterra, e presentò un centinaio di titoli. Per la maggior parte non facevano altro che riportare i giudizi personali degli autori sui temi più svariati: solo alcuni si mantennero aderenti alla realtà. Nel suo Daedalus, or the Future of Science, il biologo J.B.S. Haldane previde che il punto focale delle ricerche si sarebbe spostato dalla fisica alla biologia, che il progresso della medicina avrebbe debellato le malattie intettive e che la produzione mondiale di cibo si sarebbe moltiplicata. Molto più inquietante fu l'affermazione che la contraccezione, le droghe psichedeliche e la gestazione di bambini "in vitro" avrebbero rivoluzionato la società umana. Fu proprio a questo libro che Aldous 1luxley si ispirò per il romanzo Il mondo nuovo.
Altri testi usciti in quegli anni fecero le profezie più svariate. The Future, scritto nel l925 da un certo A. M. Low, previde che nell'anno 3000 uomini c donne sarebbero stati calvi e con gambe atrofizzate per la meccanizzazione, e auspicava la creazione di un "Ministero del Futuro". In seguito Low formò la "British Interplanetary Society", che lanciò uno dei futurologi tuttora più noti, Arthur Clarke. Ma si preparavano tempi duri, e l'avvento del nazifascismo e i "venti di guerra" congelarono la pubblicazione di questi volumi.