MARTE VISTO DA DEIMOS SECONDO CHESLEY BONESTELL © Bonestell Space Art

Con una simile presunta abbondanza di forme di vita a breve distanza da noi, non deve sorprendere che si facessero anche ardite speculazioni sulla possibilità di comunicare con altri pianeti. Il problema era, innanzitutto, quello di far sapere ai Marziani che la Terra era abitata. Charles Cros (1846-1888) immaginò di farlo addirittura incidendo un messaggio sulle sabbie di Marte per mezzo della luce concentrata da un gigantesco specchio, e ne parlò nel 1869 in un opuscolo intitolato Études sur les moyens de communication avec les planètes. Verso il 1820, il matematico Karl Friedrich Gauss (1777-1855) propose di piantare nella desolata Siberia una foresta di pini ampia 10 meglia, a formare i lati di un triangolo. Dentro il triangolo sarebbe stato piantato grano, per rendere visibile il contrasto fra i colori. Anche d'inverno i pini avrebbero contrastato col bianco della neve. Nel 1840 l'astronomo Joseph Johann von Littrow (1781-1840) suggerì di scavare nel Sahara un immenso fossato circolare, del diametro di 20 miglia, riempirlo d'acqua, ricoprirlo di petrolio e dargli fuoco.

METODI SUGGERITI PER COMUNICARE COI MARZIANI. IN ALTO: PROPOSTA DI CHARLES CROS. IN BASSO A SINISTRA: PROPOSTA DI GAUSS. IN BASSO A DESTRA: PROPOSTA DI VON LITTROW

Il padre dell'astronautica Konstantin Tsiolkowskij (1857-1935) suggerì nel 1896 di inviare segnali ai Marziani per mezzo di specchi rotanti. Un francese di nome Mercier pubblicò nel 1899 un opuscolo intitolato Communication avec Mars, che descriveva un complesso schema in cui raggi solari avrebbero dovuto essere riflessi da una zona illuminata della Terra ad una immersa nella notte, per risultare visibili nel buio. Un certo Schmoll propose di piazzare sulla Terra specchi disposti in modo tale da imitare le principali costellazioni. Ma nel 1909 l'astronomo Edgar Lucien Larkin scrisse nello Scientific American che comunicare otticamente con Marte sarebbe stato impossibile. Per inviare un segnale luminoso ampio un decimo di secondo d'arco, sarebbe occorso uno specchio largo 83 chilometri. "Tutto il carbone conosciuto sarebbe consumato dalle macchine incaricate di muovere questo specchio montato equatorialmente, e gli enormi alberi dell'elica di un transatlantico sembrerebbero capelli in confronto al suo asse". Forse, comunque, i Marziani avevano già avuto idee simili... sembrò infatti, riferì il San Francisco Chronicle del 2 giugno 1895, che sulla mappa di Marte fosse visibile la parola Shajday, cioè Onnipotente in ebraico.

A SINISTRA: ANCHE I MARZIANI OSSERVANO LA TERRA IN QUESTA STORICA ILLUSTRAZIONE DI ALBERT ROBIDA (1901). A DESTRA: ALTRE DUE VISIONI DEI CANALI DI MARTE, CON UN GRANDE BASTIMENTO A SOLCARLI

Come raccontò Camille Flammarion sul periodico Astronomie nel 1891, una ricca francese mise in premio 100.000 franchi "per la persona di qualunque nazione che troverà il modo entro i prossimi dieci anni di comunicare con una stella (pianeta o altro) e di ricevere una risposta. E' specialmente designato il pianeta Marte, sul quale l'attenzione e le investigazioni di tutti gli scienziati sono già dirette". Il "padre della missilistica" Robert H. Goddard, il primo a considerare la possibilità di inviare un razzo su Marte, parlò della possibilità di incontrare marziani in un saggio del 1902 intitolato The Habitability of Other Worlds. Il celebre inventore Nikola Tesla (1856-1943) dichiarò addirittura di aver rivevuto un messaggio radio da Marte sulla rivista Collier's nel 1901, e affermò che le comunicazioni interplanetarie "sarebbero diventate l'idea dominante del Ventesimo secolo. Sono certo che con un apparato adeguatamente costruito, sarà possibile trasmettere energia ad altri pianeti, come Marte e Venere, anche alla loro massima distanza dalla Terra. La tecnica darà la risposta pratica al problema di trasmettere e ricevere da e verso altri mondi". Più tardi, anche Guglielmo Marconi dichiarò al Daily Mail del 26 gennaio 1920 e al New York Times del 2 settembre 1921 di aver captato altri possibili messaggi in codice Morse: "Noi riceviamo occasionalmente dei segnali che potrebbero venire da un punto situato fuori del globo terrestre. Abbiamo osservato che questi segnali formano delle lettere, di cui alcune, e particolarmente tre punti della lettera S, vengono ripetute con maggiore frequenza delle altri; ma in nessun caso questa riunione di lettere permette di formare un messaggio intelligibile. Questi segnali non solo sono stati registrati simultaneamente a Londra e a New York e in queste due città la loro intensità era identica, ciò che sembra indicare che essi emanino da un punto oltremodo lontano, in confronto del quale i cinquemila km che separano Londra da New York sono una piccola distanza". Facendosi trascinare, J. C. H. MacBeth, capo della Marconi Wireless Telegraph Company, asserì che la Terra era già sul punto di comunicare con Marte! Flammarion, invece, era fiducioso che i Marziani ci avrebbero infine contattati per telepatia.

UNA DELLE PIU' CELEBRI ILLUSTRAZIONI DI FRANK R. PAUL PER LA GUERRA DEI MONDI E ALTRE RARE COPERTINE

Ben altro "modello" dei marziani benigni di Lowell, Lasswitz e Gernsback seguirono quelli di H. G. Wells, che dopo L'uovo di cristallo narrò magistralmente il romanzo La guerra dei mondi, in cui gli abitanti di Marte, in cerca di nuove risorse per il loro pianeta morente, attaccano l'Inghilterra. Essi non sono solo diversi dall'uomo: sono alieni, e di forma ripugnante. Scriveva ancora Ley: "I marziani vi sono dipinti come esseri simili a piovre, piuttosto fragili, soprattutto quando sono soggetti alla forza di gravità terrestre. Per vincerla, si spostano con l'ausilio di mezzi meccanici, stando seduti su imponenti congegni bellici, equipaggiati con raggi incendiarii e con tubi a gas velenosi". Anche le loro macchine da guerra sono totalmente estranee a qualsiasi cosa inventata da noi. Così le descrisse Wells: "Un mostruoso tripode, più alto di molte case, avanzava sopra i giovani pini, e li sfracellava, gettandoli da parte nel suo procedere: una macchina che camminava, di metallo rilucente, con cavi articolati d'acciaio che pendevano da essa, e il clangore e il tumulto del suo passaggio si fondevano col fragore del tuono... Enormi macchine simili a ragni, capaci della velocità di un treno espresso, e in grado di emanare un raggio di intenso calore". Con gli esseri che le pilotano, nessuna comunicazione è possibile. Si servono dell'uomo come cibo, finché vengono sconfitti non dagli sforzi bellici, ma dai germi presenti nell'atmosfera. E proprio il romanzo di Wells, uscito nel 1898, fu il libro sui marziani di maggior successo in tutto il mondo, con innumerevoli edizioni anche in Italia.

Immediatamente, sempre nel 1898, ci fu perfino un seguito di Garrett P. Serviss intitolato Edison's Conquest of Mars, in cui Thomas Alva Edison in persona guidava su Marte una flotta d'astronavi terrestri alla riscossa! Sebbene fosse un seguito, i Marziani erano raffigurati in modo diverso, come umanoidi alti cinque metri. La Terra è semidistrutta, e Marte prepara una seconda invasione, ma Edison studia le macchine marziane abbandonate e scopre l'antigravità, per poi costruire un'astronave. Tutti i capi di stato muovono a loro volta guerra ai Marziani, fabbricando 100 navi. Il romanzo è importante nella fantascienza perché descrisse per la prima volta tute e passeggiate spaziali, raggi della morte e battaglie fra astronavi. La guerra giunge a un punto morto, ma Edison ha l'idea di inondare il pianeta manomettendo il sistema dei canali. La civiltà marziana è distrutta e Edison fa altre scoperte... inclusa quella che i Marziani erano già stati sulla Terra e avevano costruito loro le Piramidi!

ILLUSTRAZIONI INTERNE DI FRANK R. PAUL: L'ARRIVO E L'INGLORIOSA FINE DEI MARZIANI

Il declino dell'Era dei Marziani iniziò proprio in quello che sembrò il suo momento di maggior trionfo, e cioè con la finta "guerra dei mondi" radiofonica inscenata nel 1938 da Orson Welles. (Lowell era già morto da tempo, nel 1916). "Come sappiamo adesso, nei primi anni del XX secolo questo mondo era stato osservato da intelligenze superiori a quella dell'uomo, proprio come quando un uomo scruta al microscopio le creature che si moltiplicano in una goccia d'acqua. Con totale indifferenza la gente andava curandosi solo di questioni insignificanti. Eppure, attraverso l'immensa vastità dell'etere, menti che stavano alla nostra come la nostra a quelle degli animali della giungla, intelletti freddi e spietati, guardavano questa terra con occhi invidiosi e lentamente, metodicamente, tracciavano piani contro di noi".

DUE RARITA': UN MARZIANO SCHIZZATO DA H. G. WELLS IN PERSONA E UN MODELLINO CREATO DA RAY HARRYHAUSEN (MA MAI UTILIZZATO)

Fu così che Welles, allora appena 23enne, fece iniziare, la sera del 30 ottobre (Halloween!), il suo adattamento del romanzo del quasi omonimo Wells, per la CBS. Il celebre attore e regista aveva trasposto l'azione nello scenario americano, usando nomi di personaggi, città e strade realmente esistenti, e molti, sintonizzatisi tardi, non sentirono l'annuncio che quello era solo un programma di fiction. La sceneggiatura, diventata leggendaria al pari del romanzo, fu opera di Howard Koch, in seguito scrittore di film di altrettanto successo.

Come nel romanzo, i marziani giungevano sulla Terra dentro proiettili simili a giganteschi meteoriti. Il primo ebbe l'onore di cadere a Grover's Mill, un piccolissimo paesino del New Jersey. Mentre si raccoglieva una folla, il radiocronista descriveva un marziano: "Qualcosa striscia fuori dall'ombra come un serpente grigio. Ecco, vedo il corpo di quell'essere, grosso come un orso e lucido come cuoio bagnato. La bocca è a forma di V, e la saliva gocciola dai bordi tremolanti e pulsanti..." Dopo che i marziani avevano sterminato tutti col raggio incendiario, la radiocronaca cedeva il passo a notizie sempre più catastrofiche e a comunicati delle autorità, incluso il ministro degli Interni. Le macchine da guerra marziane spazzavano via interi eserciti, usando anche il gas velenoso. Dopo pochi minuti l'azione si spostava a New York. "Sto parlando dal tetto di un grattacielo" diceva un altro radiocronista. "Le campane che sentite suonano per avvertire la gente di evacuare la città mentre i marziani si avvicinano".

"Un fumo nero si dirige sulla città. La gente nelle strade lo vede. Corrono verso l'East River... a migliaia, come topi. Ora il fumo si sparge più veloce. Ha raggiunto Times Square. La gente cerca di fuggire, ma è inutile. Cadono come mosche. Ora il fumo attraversa la Fifth Avenue... è a 100 metri... a 50 metri..."

ORSON WELLES DURANTE LA TRASMISSIONE E LA PRIMA PAGINA DI UN GIORNALE DELL'EPOCA

A questo punto, gli ascoltatori erano già in preda al panico. Una certa signora Delaney, che viveva in un sobborgo di New York, raccontò: "Tenevo un crocifisso in mano e pregavo mentre guardavo fuori dalla finestra. Volevo sentire l'odore del gas per sapere quando chiudere ermeticamente la finestra col mastice o qualunque altra cosa ci fosse a portata di mano. Quando i mostri attraversarono l'Hudson River volevo correre sul tetto per vedere com'erano fatti, ma non riuscii a staccarmi dalla radio". In un college, le studentesse tremanti e piangenti telefonarono ai loro cari per l'ultima volta. Il signor Archie Burbank, che aveva sentito la radio in macchina, disse: "Corremmo tutti in una drogheria e chiedemmo al proprietario di farci scendere in cantina. Lui ci cacciò via. All'improvviso il radiocronista fu gassato, la trasmissione si interruppe e cercammo un'altra stazione, ma non ne trovammo nessuna. Allora andammo a fare benzina per prepararci a scappare il più lontano possibile". Uno studente si precipitò a salvare la sua ragazza. "Avevamo sentito che Princeton era stata spazzata via e che il gas si spargeva su tutto il New Jersey, così mi immaginai che non ci fosse più niente da fare... che i nostri amici e familiari fossero tutti morti. I nomi delle cittadine lungo le autostrade, e degli ospedali citati, sembravano così reali..."

ALTRE EDIZIONI DI LA GUERRA DEI MONDI


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